San Ignazio di Loyola ‑ le origini
Ignazio nacque nel castello di Loyola. Era il più giovane di 13 fratelli, e aveva solo sette anni quando morì sua
madre.
Come cortigiano, Ignazio ebbe in quel periodo uno stile di vita piuttosto dissoluto.
Nel 1517, Ignazio prese servizio
nell´esercito di Antonio Manrique de Lara, viceré di Navarra.
Venne ferito gravemente durante laBattaglia di Pamplona (20 maggio 1521) e per colpa della ferita fu
costretto a letto nel castello di suo padre con il medico che veniva a visitarlo tre volte al giorno
per tre mesi.
San Ignazio di Loyola
Durante la degenza, ebbe
l´occasione di leggere numerosi testi
religiosi dedicati alla vita di Gesù e dei santi. Venne travolto dal desiderio di cambiare la sua
vita e trascorrere
un´esistenza basata sul suo lavoro e ispirata a Francesco
d´Assisi e altre grandi
figure spirituali. Decise quindi di convertirsi e per farlo si recò in
Terra Santa.
Dopo poco tempo fu costretto a rientrare in Spagna.
In quel periodo elaborò, in prima persona, il suo metodo di
preghiera e contemplazione, basato sul "discernimento". Queste esperienze hanno in realtà origine da
un passaggio della
Seconda lettera ai Corinzi di
Paolo di Tarso. Essi descrivono una serie di
meditazioni a cui, poi, dovranno attenersi i futuri gesuiti.
Quest´opera ha influenzato profondamente
i successivi metodi di evangelizzazione della Chiesa cattolica. Ebbe anche
l´occasione di visitare il
Monastero benedettino di Montserrat il 25 marzo 1522, dove appese i suoi paramenti militari davanti a
un´immagine della Vergine Maria, in una vera e propria veglia militare dedicata alla Madonna. Entrò
nel monastero di Manresa, in Catalogna, dove praticò un severissimo ascetismo. La Vergine divenne
l´oggetto della sua devozione cavalleresca:
l´immaginario militare giocò sempre una parte importante
nella sua vita e nelle sue contemplazioni religiose.
Nel 1528 si iscrisse all´Università di Parigi, dove rimase sette anni, ampliando la sua cultura letteraria e teologica, e
cercando di interessare gli altri studenti agli "Esercizi spirituali".
Entro il 1534 ebbe sei "seguaci": Pierre Favre (francese), Francesco Saverio, Diego Laínez, Alfonso Salmerón,
Nicolás Bobadilla (spagnoli), e Simão Rodrigues (portoghese).
La fondazione della Compagnia di Gesù
Il 15 agosto del 1534, Ignazio e gli altri sei studenti si incontrarono a Montmartre, vicino Parigi,
legandosi reciprocamente con un voto di povertà e castità e fondando la Compagnia di Gesù, allo
scopo di eseguire lavoro missionario e di ospitalità a Gerusalemme o andare incondizionatamente in
qualsiasi luogo il Papa avesse ordinato loro.
Nel 1537 essi si recarono in Italia in cerca
dell´approvazione papale per il loro ordine religioso. Papa Paolo III li lodò e consentì loro di
essere ordinati sacerdoti. Essi vennero ordinati a Venezia dal vescovo di Arbe (ora Rab, in Croazia)
il 24 giugno. Si dedicarono alla preghiera e ai lavori di carità in Italia, anche perché il nuovo
conflitto tra l´imperatore, Venezia, il Papa e l´Impero Ottomano rendeva impossibile qualsiasi viaggio
a Gerusalemme.
Con Faber e Lainez, Ignazio si diresse a Roma nell´ottobre del 1538, per far
approvare dal Papa la costituzione del nuovo ordine. Una congregazione di cardinali si dimostrò
favorevole al testo preparato da Ignazio e papa Paolo III confermò l´ordine con la bolla papale
Regimini militantis ecclesiae (27 settembre 1540), ma limitò il numero dei suoi membri a sessanta.
Questa limitazione venne rimossa con una successiva bolla, la Iniunctum nobis, del 14 marzo 1543.
L´ultima e definitiva approvazione della Compagnia di Gesù è stata data nel 1550 con la bolla
Exposcit debitum di Giulio III.
Superiore Generale dei Gesuiti
Ignazio venne scelto come primo
preposito generale della Compagnia di Gesù. Inviò
i suoi compagni come missionari in giro per tutto il mondo per creare scuole, istituti, collegi e
seminari.
Nel 1548 vennero stampati per la prima volta gli Esercizi spirituali, per i quali venne
condotto davanti al tribunale
dell´Inquisizione, per poi essere rilasciato.
Sempre nel 1548, Ignazio fondò a Messina
il primo Collegio dei Gesuiti al mondo, il famoso
Primum ac Prototypum
Collegium ovvero
Messanense Collegium Prototypum Societatis, primo e, quindi, prototipo di tutti gli
altri collegi di insegnamento che i gesuiti fonderanno con successo nel mondo
facendo
dell´insegnamento la marca distintiva dell´ordine.
Ignazio scrisse le
Costituzioni gesuite, adottate nel 1554, che creavano
un´organizzazione
monarchica e spingevano per
un´abnegazione e
un´obbedienza assoluta al Papa e ai superiori (perinde ac cadaver, "[lasciati guidare] come un
cadavere" scrisse Ignazio). La regola di Ignazio diventò il motto non ufficiale dei gesuiti:
Ad
Maiorem Dei Gloriam. I gesuiti hanno dato un apporto determinante al successo della
Controriforma.
Tra il 1553 e il 1555, Ignazio dettò al suo segretario, padre Gonçalves da
Câmara, la storia della sua vita. Questa autobiografia, essenziale per la comprensione dei suoi
Esercizi spirituali, rimase però segreta per oltre 150 anni negli archivi
dell´ordine, fino a che il
testo non venne pubblicato negli
Acta Sanctorum.
Morì a Roma nel 1556 e venne canonizzato il 12 marzo 1622.
Il 23 luglio 1637 il suo corpo fu collocato in
un´urna di bronzo dorato, nella
Cappella
di Sant´Ignazio della Chiesa del Gesù in Roma. La statua del Santo, in argento, è opera di Pierre
Legros. La festa religiosa viene celebrata il 31 luglio, giorno della sua morte.
Gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola
Gli Esercizi spirituali non sono "un libro scritto per essere
letto" ‑ scrive Federico Rossi di Marignano nella sua biografia di Carlo Borromeo, ma appartengono
a quel genere di cose che si possono capire solo sperimentandole. Per questo non si possono prendere
gli Esercizi a casa propria. Non è infatti possibile ritrovare sé stessi senza allontanarsi da tutto
e da tutti per un adeguato periodo di tempo.
Nei primi giorni di distacco gli Esercizi invitano
l’esercitante a cercare di capire per quale fine abbia ricevuto esistenza e vita dal Creatore, in
altri termini che cosa Dio si aspetta ch’egli faccia di buono nella vita. Una volta presa coscienza
del perché della sua nascita, all’esercitante verrà spontaneo mettersi
"avanti agli occhi stesa e
spiegata la sua vita [...] scorrendola tutta pensatamente". Scoprirà allora tutte le deviazioni che,
aderendo consapevolmente o inconsapevolmente ai moti ingannevoli dell’anima, egli stesso avrà
fatto subire anno dopo anno al proprio destino.
A quel punto dovrà superare l’ostacolo più
difficile tra quelli che una persona è chiamata a superare durante la vita: cambiare, mutare, rinnovarsi. Nessun uomo
tuttavia può riuscire a conquistare la pace interiore e affrontare il difficile cammino della vita
inventandosi ogni cosa da solo. Ogni uomo solitamente progredisce o regredisce imitando l’esempio
positivo o negativo di altri uomini. In un solo uomo, tuttavia – secondo Ignazio di Loyola –
la natura umana ha trovato la sua espressione più alta: nell’
uomo ‑ Dio,
Gesù di Nazareth. È quindi Gesù che, conclusivamente, Ignazio propone
come esempio da imitare fino a poter dire con san Paolo
"non sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me".